Il 3 settembre 1984 segna una data che per molti appassionati di musica, e soprattutto per chi ama il metal, rappresenta una pietra miliare: l’uscita di Powerslave, il quinto album degli Iron Maiden. Era un momento magico per la band britannica e per i fan, tra cui un quattordicenne pieno di aspettative che aspettava quest’album come si aspetta una rivelazione divina. E la rivelazione arrivò, travolgendo ogni dubbio su come avrebbero potuto superare il già straordinario Piece of Mind. Oggi, a distanza di quarant’anni, Powerslave continua a risuonare nelle nostre vite come se fosse la prima volta.

Powerslave il mito, la leggenda, l’apice, il punto di riferimento. Inutile girarci intorno, io stesso ci ho dedicato un libro, immaginando un poco la genesi di questo capolavoro.

Negli anni ’80, la musica aveva un peso diverso, una sacralità che forse oggi si è in parte persa. I vinili e le cassette erano oggetti preziosi, rituali da maneggiare con cura. L’uscita di un nuovo album non era solo una questione musicale, ma un evento che catalizzava l’attenzione di tutti, un rito collettivo. Powerslave non fece eccezione. Il suo sound epico, l’atmosfera mistica evocata dai testi e l’artwork affascinante ci trasportarono in un mondo lontano, tra piramidi egizie e battaglie epiche. Fu un colpo di fulmine per molti, un album che segnò non solo la carriera degli Iron Maiden, ma anche la vita di chi lo ascoltò.

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Ma cosa è cambiato in questi quarant’anni? Non solo la musica, ma anche noi stessi, la società in cui viviamo e gli stessi Iron Maiden. All’epoca, eravamo giovani ribelli, spesso in contrasto con la famiglia tradizionale, alla ricerca di un’identità in un mondo che stava iniziando a cambiare. Oggi, quella stessa famiglia tradizionale è spesso un ricordo, sostituita da nuovi modelli che riflettono una società più fluida, ma anche più frammentata. E se un tempo il benessere sembrava un traguardo alla portata di tutti, oggi ci troviamo a fare i conti con un mondo più incerto, dove la stabilità economica non è più garantita e il futuro appare meno sicuro.

La rivoluzione digitale ha trasformato tutto, compreso il modo in cui fruiamo della musica. Allora, aspettavamo mesi per l’uscita di un album, oggi abbiamo tutta la musica del mondo a portata di clic. Ma, paradossalmente, questa abbondanza ha tolto un po’ di quella magia, di quella trepidazione che accompagnava ogni nuova uscita. Gli Iron Maiden, però, sono riusciti a navigare queste acque tempestose, adattandosi ai tempi senza mai tradire la loro essenza. Oggi, sono ancora una delle band più rispettate e influenti del panorama musicale, capaci di riempire stadi e di ispirare nuove generazioni di fan.

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E poi c’è il ricordo di quel concerto ad Arma di Taggia. Era il 1984, e per molti di noi fu un’esperienza che andava oltre la semplice esibizione dal vivo. Era l’occasione per ritrovarsi, per condividere una passione che ci univa e che ci faceva sentire parte di qualcosa di più grande. Ecco, quel senso di appartenenza, di comunità, è forse ciò che oggi è rimasto intatto, in un mondo dove tutto è diventato più virtuale e meno tangibile.

In questi quarant’anni, noi siamo cambiati, gli Iron Maiden sono cambiati, e il mondo intorno a noi è cambiato. Ma una cosa è rimasta costante: la potenza e la magia di Powerslave. Ancora oggi, quando mettiamo su quell’album, veniamo catapultati indietro nel tempo, riscoprendo le stesse emozioni che provavamo allora, quando il mondo sembrava più semplice e la musica era una porta verso l’infinito.

Forse è proprio questo il segreto degli Iron Maiden e di Powerslave: la capacità di rimanere eternamente giovani, di continuare a parlare alle nuove generazioni con la stessa intensità di quarant’anni fa. E mentre il mondo intorno a noi continua a cambiare, possiamo sempre contare su quella vecchia magia, che ci fa sentire come allora, giovani ribelli pronti a conquistare il mondo.