Ci sono diverse ragioni dietro questa mia decisione, che coinvolge anche Somewhere in Time. Mentre comprendo che queste edizioni speciali possano suscitare entusiasmo tra i collezionisti e i fan più giovani, mi sembra che ci sia una mancanza di rispetto verso ciò che ha reso speciali questi album in primo luogo. Non parlo solo della musica, che ovviamente resta immutata, ma di tutto l’immaginario visivo e artistico che li ha accompagnati, costruendo una sorta di mitologia attorno alla band.Uno degli aspetti più significativi è l’assenza di Derek Riggs come autore delle copertine interne in queste riedizioni. Riggs non è solo l’artista che ha creato le iconiche immagini di Eddie e l’estetica visiva della band; lui ha contribuito a plasmare l’identità stessa degli Iron Maiden. Le sue copertine e i disegni a corredo sono diventati inseparabili dalla musica e dall’atmosfera che evocavano. Proporre delle versioni commemorative che non includono i suoi disegni mi sembra una scelta discutibile. Per me, se celebri un momento storico, dovresti onorarlo in tutta la sua interezza, rispettando anche gli elementi visivi che hanno contribuito a definire quel periodo. Cambiare l’artwork per queste edizioni non fa che sminuire il valore dell’operazione.
Detto questo, riconosco che potrebbe avere senso aggiornare la grafica di Eddie per attirare le nuove generazioni di fan. Rinfrescare il personaggio con uno stile più moderno è perfettamente legittimo e forse addirittura necessario per attrarre un pubblico giovane che non ha vissuto direttamente gli anni ’80. Tuttavia, se l’obiettivo è riportare il giovane fan di oggi a quel periodo storico, a quell’atmosfera in cui Iron Maiden ha raggiunto l’apice della sua creatività, allora stravolgere l’immagine originale di Eddie significa snaturare il prodotto. Non puoi pretendere di far vivere a un ventenne di oggi l’esperienza degli anni ’80 cambiando proprio ciò che ha reso quegli anni così iconici. Se l’intento è celebrativo, dovresti cercare di mantenere la coerenza con ciò che è stato, non reinventarlo.
In secondo luogo, ammetto che sono piuttosto legato alle mie edizioni originali del 1984 e 1986. Ho vissuto quel periodo, e possedere quegli album significa per me avere tra le mani un pezzo autentico di storia. Quando guardo le copertine, quando ascolto i vinili, non sto semplicemente fruendo della musica, sto rivivendo un’esperienza. Quei dischi non rappresentano solo la band o il loro successo; sono legati ai ricordi, alle emozioni di un’epoca irripetibile. Sostituirli con versioni “modernizzate” non solo non mi interessa, ma sarebbe quasi un tradimento di quell’autenticità. Comprendo che per chi non ha vissuto direttamente quel periodo l’acquisto di queste edizioni possa avere un senso, ma per chi, come me, ha già gli originali, la nuova proposta perde gran parte del suo fascino. Mi auguro vivamente, inoltre, che in queste edizioni siano incluse immagini coerenti con l’epoca degli album, perché nulla mi irriterebbe di più che vedere scatti di periodi successivi, visto che già la versione di Somewhere contiene materiale di tour differenti. Powerslave e Somewhere in Time rappresentano fasi precise nella carriera degli Iron Maiden, e includere immagini fuori contesto distruggerebbe la magia del ritorno a quegli anni. Sono dettagli, certo, ma per chi ama davvero questi album, i dettagli sono importanti.
Alla fine, mi rendo conto che per molti fan queste nuove edizioni saranno oggetti da collezione irrinunciabili. La qualità della rimasterizzazione potrebbe essere eccellente, i packaging curati, e non dubito che l’offerta complessiva sarà attraente. E, onestamente, non mi interessa nemmeno se il vinile è oro, argento o fatto all’uncinetto: tutto questo ha poco a che fare con l’esperienza dell’ascolto. Per me, il vero problema è che l’atmosfera dell’epoca non c’è più. Il vero valore non sta in queste riedizioni moderne. Il tesoro autentico sono gli album originali, con i loro piccoli segni di usura, il suono inconfondibile dei vinili consumati, e l’autenticità di un’opera che è già perfetta così com’è.
Per quanto apprezzi lo sforzo di celebrare un anniversario importante nella storia della band, queste edizioni non aggiungono nulla di significativo alla mia esperienza come fan di lunga data. Ho già ciò che mi serve: gli album originali, l’artwork iconico di Derek Riggs, e i ricordi che ne fanno parte. Preferisco continuare a custodirli piuttosto che investire in una versione che, alla fine, non rappresenta davvero quel momento storico nella sua interezza.
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