Questa volta me la prendo un po’ anche con alcuni di noi “vecchietti”. Esaminiamo le critiche e come la nostalgia dei fan per i tempi di “Powerslave” influenzi le loro aspettative sulla band.
Con album leggendari come “Powerslave”, “The Number of the Beast” e “Seventh Son of a Seventh Son”, è innegabile che i nostri eroi abbiano conquistato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante la loro longevità e il successo continuo, ci sono fan e critici che lamentano che gli Iron Maiden di oggi non sono più quelli di un tempo. Questa critica solleva una questione importante: la difficoltà di accettare il cambiamento e l’evoluzione artistica di una band. Esaminiamo il motivo per cui queste persone dovrebbero forse rivalutare le loro aspettative e il loro approccio alla musica della band.
Per comprendere l’origine di queste motivazioni, soprattutto a favore dei giovani che all’epoca non c’erano, è necessario tornare indietro nel tempo, all’era d’oro degli Iron Maiden, gli anni ’80. Album come The Number of the Beast (1982), Piece of Mind” (1983) e Powerslave (1984), e la prima svolta synth con Somewhere e Seventh Son (1986 – 1987) sono considerati capolavori del genere. Questi album non solo hanno definito il sound della band, ma hanno anche stabilito un nuovo standard per l’heavy metal. Con riff potenti, assoli di chitarra epici e la voce distintiva di Bruce Dickinson, gli Iron Maiden sono diventati un punto di riferimento. I fan che hanno vissuto quest’era ricordano con affetto quei tempi, e per molti, quegli album rappresentano un picco insuperabile. Questa nostalgia può rendere difficile accettare qualsiasi cambiamento nel sound della band. Ma la nostalgia, per quanto forte, può anche offuscare la capacità di apprezzare l’evoluzione artistica.
Con il passare degli anni, gli Iron Maiden non sono rimasti fermi. Hanno continuato a sperimentare, ad evolversi e a produrre nuova musica. Escludendo la parentesi con Blaze Bayley, album come “Brave New World” (2000), “A Matter of Life and Death” (2006) e “The Book of Souls” (2015) mostrano una band che non ha paura di esplorare nuovi territori musicali. Sebbene questi album abbiano ricevuto elogi dalla critica e abbiano avuto successo commerciale, alcuni fan continuano a lamentarsi che la band non è più quella di una volta. Queste critiche spesso derivano da un desiderio di vedere la band ripetere il passato, piuttosto che apprezzare il nuovo materiale per quello che è. L’aspettativa che una band rimanga sempre uguale è irrealistica e può essere limitante per l’artista stesso. La musica è un’arte viva, e come tale, deve evolversi. Per molti fan, gli album recenti degli Iron Maiden non potranno mai competere con i classici semplicemente perché non possono ricreare quelle prime esperienze. Ma questo non significa che la nuova musica sia inferiore. Anzi, spesso contiene la stessa passione e dedizione che la band ha sempre avuto, solo espressa in modi diversi.
Le critiche agli Iron Maiden di oggi spesso sembrano ingiuste se consideriamo il contesto. Ogni album è un riflesso del momento in cui è stato creato, delle esperienze e delle influenze della band in quel periodo. Aspettarsi che una band suoni sempre allo stesso modo è come chiedere a un artista di dipingere sempre lo stesso quadro. Inoltre, il cambiamento è inevitabile. I membri della band sono cresciuti, hanno vissuto nuove esperienze e hanno sviluppato nuove idee. Questo si riflette nella loro musica. Ignorare questa realtà significa non riconoscere l’umanità dietro la musica.
Per i fan che trovano difficile apprezzare i nuovi Iron Maiden, una soluzione potrebbe essere quella di ascoltare con una mente più aperta. Invece di confrontare costantemente il nuovo materiale con i vecchi classici, potrebbe essere utile considerare ogni nuovo album per quello che è: una nuova opera d’arte. Gli Iron Maiden hanno sempre messo l’anima nella loro musica, e questo non è cambiato. Anche se il sound può essere diverso, l’essenza della band rimane. Riconoscere questo può aiutare i fan a trovare valore anche nelle nuove produzioni.
D’altra parte, se proprio non si riesce ad apprezzare il nuovo materiale, non c’è nulla di male nel tornare ai classici. Gli album degli anni ’80 sono ancora lì, pronti per essere ascoltati in loop. Non c’è nulla di male nel preferire quei lavori se è lì che risiede la propria passione.
Tuttavia, criticare continuamente la band per aver cambiato il proprio sound non è produttivo né rispettoso del loro percorso artistico. Gli artisti hanno il diritto di evolversi e sperimentare, proprio come i fan hanno il diritto di preferire una parte del loro lavoro rispetto a un’altra. Gli Iron Maiden sono una band che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. La loro capacità di evolversi e sperimentare è una delle ragioni per cui sono rimasti rilevanti per così tanti anni. Le critiche che ricevono per non essere più quelli di “Powerslave” sono spesso radicate nella nostalgia e nella difficoltà di accettare il cambiamento. Invece di concentrarsi su ciò che gli Iron Maiden non sono più, forse è il momento di apprezzare ciò che sono diventati. La loro musica, vecchia e nuova, ha il potere di ispirare e unire le persone. E alla fine, questo è ciò che conta davvero. Se non si riesce ad apprezzare il nuovo materiale, c’è sempre la possibilità di rispondere a questa domanda: sono loro a turbarvi o siete voi stessi? Forse, il vero cambiamento non è solo nella band, ma anche nei fan. Siamo cresciuti, abbiamo vissuto nuove esperienze e le nostre percezioni sono cambiate. La musica che una volta risuonava perfettamente con chi eravamo potrebbe non avere lo stesso effetto su chi siamo diventati. Invece di attribuire il cambiamento solo agli Iron Maiden, è possibile che dobbiamo guardare dentro di noi e riconoscere che non siamo più quelli di una volta, e questa realtà può essere difficile da accettare.
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